Proteine e adipe


Bisogna smitizzare un luogo comune - "tutto il cibo, se in eccesso, si trasforma in grasso" - scientificamente non corretto ma duro a morire.
Intanto l'evidenza incontrovertibile dei fatti:
A) una dieta di carboidrati e grassi può produrre ingrassamento sia negli atleti che nei sedentari anche a basso tenore calorico (si può ingrassare anche perdendo peso così come ci si definisce aumentandolo).
B) una dieta iperproteica ed ipoglicidica come quella seguita dai bodybuilder nella fase pre agonistica fino atre chili di carne al giorno o cinque chili di pesce come era abitudine di Serge Nubret porta ad estrema definizione indipendentemente dal regime calorico.

Poi quello che ci dicono fisiologia e biologia:
gli aminoacidi non utilizzati per la sintesi di nuove proteine vanno incontro a tre possibili processi di trasformazione:
1)la desaminazione, che avviene principalmente la via ossidativa nel fegato e nei reni e dà origine alla formazione di chetoacidi e ammoniaca, fase intermedia della trasformazione delle proteine in glicidi o in lipidi.
2)la transaminazione, la più importante, trasferisce il gruppo aminico da un aminoacido a un chetoacido consentendo la trasformazione di protidi in glicidi (soprattutto gli AA glucogenetici) e viceversa (esclusi gli AA essenziali, nonchè la trasformazione di nuovi aminoacidi).
3)la decarbossilazione il processo che trasforma gli aminoacidi in amine primarie.
In pratica pur essendo un loro possibile destino metabolico viste le grandi necessità plastiche e del ricambio è alquanto remota la possibilità che gli AA si trasformino direttamente in grasso. Più facilmente si convertono in zuccheri oppure indirettamente, in presenza di un eccesso di insulina, si depositano negli adipociti e sulle pareti dei vasi sanguigni come grasso.

L'insulina infatti
- riduce la glicemia quando è elevata
- spinge i processi metabolici all'accumulo di glicemia.
- trasforma il glucosio e le proteine in grasso.
- immagazzina il grasso presente nel cibo.
- trasferisce il grasso presente nel sangue agli adipociti.
- aumenta la produzione di colesterolo.
- aumenta attraverso i reni la ritenzione idrica.
- stimola la produzione di cellule muscolari lisce sulle pareti dei vasi.

Il problema quindi è e rimane il controllo dell'insulina, non l'eccesso proteico. E poichè l'insulina è modulata dal cibo sì, le proteine assunte con una dieta cosiddetta equilibrata (tortamente carboidrata) possono divenire grasso di deposito, anche se sono presenti in quantità moderata.
Viceversa no, una dieta fortemente proteica ma ipocarboidrata non solo non ingrassa ma grazie a diversi meccanismi biologici fa dimagrire insieme ed aumentare la massa muscolare. In questo caso il cibo in eccesso diviene tessuto muscolare.

Ecco alcuni di questi meccanismi.
- l'azione dinamico specifica delle proteine (assunte da sole) che non dipende dal lavoro meccanico e chimico di digestione e assorbimento ma innalza il M.B. (metabolismo basale) del 30% circa.
- la forte azione di stimolo ipotalamico ipofisario e locale delle proteine sulla produzione di GH e IGF, ormoni plastici e lipolitici.
- lo stimolo limitato alla produzione di insulina.
- l'azione di stimolo al SNC (sistema nervoso centrale) e la conseguente maggiore produzione di noradrenalina, anch'esso ormone lipolitico.
- la riduzione della produzione di ACTH e cortisolo (che invece aumentano in seguito ad un pasto misto a carboidrati, che sono ormoni liposisintetici e catabolici per eccellenza.
- l'azione diretta su centri ipotalamici della fame con produzione di CCK, l'ormone della sazietà.

Riguardo al fruttosio è vero che in quantità ridotte è insulino-indipendente ma il problema fondamentale degli zuccheri no è la qualità. Saccarosio, fruttosio, amidi, tutti gli zuccheri alla fine della loro corsa metabolica diventano glucosio e quindi - per rispondere alla tua domanda - puoi usare anche saccarosio purchè in quantità limitata. Il problema fondamentale è la quantità: troppi zuccheri uguale troppa insulina, uguale grasso. Con gravi conseguenze soprattutto per la salute.
Già nel 1988 Gerald Reaven M.D. - Professor of Medicine della Stanford University - in un articolo sulla rivista "Diabetes" segnalava la cosiddetta "sindrome X" dovuta agli effetti metabolici dell'insulina.

IPERINSULINEMIA
- obesità
- elevati trigliceridi e colesterolo
- ipertensione
- intolleranza al glucosio, diabete
- malattie cardiache